Aumento dell’inflazione
Quest’anno l’inflazione è aumentata fino a toccare il 3,5%.
I salari però non sono al passo con l’aumento dell’inflazione e quindi il potere d’acquisto delle famiglie e dei dipendenti si è ridotto, secondo un’analisi effettuata dall’Ubs.
Stiamo così passando al peggiore arretramento che sia avvenuto in Svizzera da 80 anni a oggi.
Sempre secondo l’Ubs però nel lungo termine la mancanza di lavoro farà aumentare le retribuzioni.
Infatti entro l’anno prossimo gli stipendi dovrebbero aumentare del 2,1% ca, attuando il maggiore incremento da 15 anni a questa parte.
Quest’anno invece sono aumentati dello +1,1%.
Solo l’8% tra le 290 imprese intervistate hanno detto di non avere effettuato aumenti di stipendi, e tale numero dovrebbe dimezzarsi nel 2023.
Come settori, gli aumenti l’anno prossimo saranno del +3,0% per il commercio all’ingrosso, l’informatica e l’industria dell’orologeria, del +2,0% per il commercio al dettaglio, i media, edilizia e industria energetica e la sanità.
Il settore pubblico dovrebbe vedere le retribuzioni lievitare del 2,4%. Il prossimo anno l’inflazione presumibilmente tornerà a diminuire, “ma se si attesterà come prevediamo al 2,1%, i salari reali nel 2023 registreranno una stagnazione, piuttosto che un aumento, e non riusciranno a compensare la perdita di potere d’acquisto”, scrivono gli specialisti di UBS.
Economia Svizzera penalizzata dalla crisi
Data la decrescita dell’economia mondiale, sembrerebbe che anche l’economia della Svizzera ne fosse più penalizzata di quello che era previsto.
La Segreteria di Stato dell’economia (SECO) ha infatti abbassato le sue stime di crescita per il 2022 e 2023, a causa delle problematiche legate alla crisi energetica e al forte aumento dei prezzi in tutta Europa.
La Seco ha ridotto le stime di crescita e più precisamente va al ribasso del 2% per il 2022 e di uno 1,1% per il 2023. A giugno invece indicava rispettivamente un 2,6% e uno 1,9%.
Prezzi al consumo in aumento
Per quel che riguarda i prezzi al consumo, questi dovrebbero aumentare del 3% quest’anno – rispetto al +0,6% del 2021- a fronte di una previsione di +2,5%. Il rincaro sembra che dovrebbe decelerare nel 2023, ma solo del +2,3%, contro un 1,4% stimato nello scorso giugno.
Stabile rimane invece la previsione per la disoccupazione, che è al 2,2% nel 2022, mentre per il 2023 la Seco ha un previsionale sul 2,3%.