Crisi dei trasporti

Il sindacato dei trasporti teme per il proprio futuro

Il sindacato del personale dei trasporti (SEV) teme per il proprio futuro causa le misure per la pandemia.

Ha scritto infatti una lettera a Simonetta Sommaruga, presidente della Confederazione e anche ministra dei trasporti, dove esprime la propria “inquietudine” data dagli effetti della crisi sul personale dei trasporti pubblici. «I mancati introiti delle imprese pubbliche di trasporto sono stimati in quasi 1,5 miliardi per il 2020, pari a una diminuzione dal 25 al 30 percento per rapporto al 2019», afferma Giorgio Tuti, presidente del SEV. Durante il lockdown infatti di questa primavera, la cifra d’affari dei trasporti ha avuto un calo del 60%. «Occorre dunque attendersi cifre ancora peggiori per la fine del corrente anno», dice Tuti. Tra l’altro ricordiamo la perdita di cifra d’affari anche per le FFS quest’anno.

Sostegno finanziario

Nonostante il governo abbia dato anche un sostegno finanziario alle aziende in difficoltà, tra cui anche quelle dei trasporti, queste prevedono delle misure di risparmio, chiedendo aiuto anche al personale. «Personale che peraltro ha svolto il suo lavoro in modo esemplare nel pieno della crisi, come fa sempre. Ancora prima dell’appello a lavorare da casa, le FFS hanno manifestato l’intenzione di congelare l’evoluzione dei salari e di ridurre il numero dei giorni di vacanza dei dipendenti!», dice ancora Giorgio Tuti.

«Negli anni a venire il settore dei trasporti pubblici dovrà disporre di personale a sufficienza, ben formato e con buone condizioni salariali: la crisi non ha certamente mutato l’evoluzione demografica che saranno chiamate ad affrontare le aziende dei trasporti pubblici. Vi sono studi che mostrano, ad esempio, come il mutamento demografico incida in modo particolare alle FFS, dove il 40 percento del personale oggi impiegato sarà andato in pensione da qui al 2035», sottolinea Giorgio Tuti.

 

 

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