Ticino e frontalieri
Stefano Modenini, direttore dell’AITI, riguardo alla siutazione dei lavoratori frontalieri in Ticino afferma: “È chiaro che il Ticino deve guardare attentamente cosa farà l’Italia, non possiamo avere una grande divergenza perché anche noi ne avremmo dei danni”.
Se infatti venissero adottate grandi differenze nelle misure restrittive per il coronavirus di qua e di là dal confine “non potrebbero più arrivare tutta una serie di lavoratori specializzati che sono frontalieri”.
Giangiorgio Gargantini, segretario cantonale Unia dice : “Se il governo conte dovesse tenere in vigore le misure attuali, ci sembra abbastanza difficile immaginare che possa autorizzare 70mila lavoratrici e lavoratori frontalieri a uscire in Ticino giornalmente”.
Quindi ci vorrà tempo prima che riaprano le frontiere con l’Italia.
La tempistica
Per quel che riguarda la tempistica: “Penso che il Ticino possa seguire quanto farà l’Italia che sta parlando di allentamento. Chiaramente noi lo faremmo con qualche giorno di ritardo, dal 20 aprile”, dice Modenini. “Questo chiaramente a condizione che la situazione pandemica migliori e che le aziende siano in grado di seguire le norme di sicurezza”.
Gargantini è più per prorogare ancora un po’ la riapertura: “Sembra chiaro che ci sono due volontà opposte tra Berna e Roma. Il Ticino un’altra volta dovrà essere bravo a difendere gli interessi del territorio, che sono quelli di una continuazione di questo blocco che ha dimostrato una validità in queste settimane e che deve continuare a dimostrarla anche nelle prossime”.
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